Impressioni su “Bros” alla Triennale


Eravamo in quattro ad assistere allo spettacolo. Siamo usciti dal teatro pieni di dubbi, di domande. Ognuno ha avuto un’idea. Ognuno ha pensato a qualcosa di diverso. Spaesati, rapiti, eccitati. Ne abbiamo parlato in macchina. Ne abbiamo parlato a cena. Suggestioni, riferimenti, intuizioni, discussioni. Rare volte si parla così tanto di ciò che si è visto, di un lavoro teatrale, di ciò che provoca. Due di noi ne hanno scritto.

Alla Triennale Teatro di Milano c’è “Bros” l’ultimo lavoro di Romeo Castellucci, regista e autore ultrapremiato che fino al 2024 accompagnerà l’azione creativa e la visione dell’Istituzione presieduta da Stefano Boeri. Lo spettacolo “Bros” è il teatro che recupera tutto il suo potenziale di specchio dell’umanità e utilizzando poche parole, peraltro in rumeno, rumori assordanti, incomprensibili sparatorie, torture insopportabili, quadri di scimmie, adunate totalizzanti mette in scena il potere, l’ottusità della forza, la scabrosa volgarità dell’appartanenza, l’oscurità delle intenzioni, l’incapacità di vedere oltre le nebbie. Un lavoro che non lascia neanche per un istante spazio all’ottimismo, alla speranza, al futuro, anche se nella scena finale appare un bambino già segnato poichè sulla tunica che indossa ha lo stemma dei “Bros”. Incanta e spaventa la stuttura e la partitura dello spettacolo. I protagonisti di “Bros” sono un gruppo di uomini anonimi, reclutati dal regista per andare in scena senza prima avere imparato la parte. Tutti hanno sottoscritto un patto in cui si impegnano a seguire comandi, a compiere azioni senza capire, né prepararsi, ricevendo ordini tramite un auricolare ed eseguendo azioni, senza tempo per pensare, prendere posizione, formulare una scelta. Ciascuna azione (semplice, complessa o contraddittoria che sia) è compiuta nel tempo determinato dall’ordine. La matrice dei comandi rimane fuori scena, inudibile e invisibile agli spettatori. In questa temporalità strozzata, che riduce tutto a un presente assoluto, la comicità dei loro gesti frenetici e impreparati si mescola alla violenza della loro esperienza di alienazione. Tutti sanno esattamente cosa fare, ma chi sono? Cosa fanno? Ci accorgiamo che, nel loro essere individui sono, in realtà, simili, anzi somiglianti. Sono fratelli, fratelli di divisa, fratelli di mestiere, fratelli in fede, fratelli di violenza. E in nome della fratellanza credono, uccidono, massacrano, sacrificano. Spettacolo perturbante e geniale, “Bros” è un esame profondo della responsabilità individuale e collettiva e del nostro rapporto con la legge. Bellissima e insostituibile la musica di Scott Gibbons.

Domenica 14 novembre alle ore 18.00, in occasione dello spettacolo e nell’ambito del Public Program di Triennale Milano, si terrà in Sala Teatro un incontro dedicato allo spettacolo, che vedrà protagonista Romeo Castellucci in dialogo con Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, Oliviero Ponte di Pino, autore di libri, giornalista, docente e manager culturale, e Umberto Angelini, Direttore di Triennale Milano Teatro. L’ingresso all’incontro è libero fino ad esaurimento posti.

Anna Chisari

Non ci ho capito nulla, ma mi è piaciuto.

“Bros” di Romeo Castellucci ha smosso pezzi di memoria e di conoscenza. Mi sono lasciata andare ai rumori intensi, anche violenti. Ho lasciato che mi ricordassero altro teatro, cinema, arte, ma anche momenti personali. Geremia che parla tutte le lingue del mondo non l’ho capito, ma ci ho visto un disperato dialogo con Dio, quasi ci parlassi anch’io. I poliziotti vestiti all’americana che sembravano conoscere i loro movimenti nel tutto, li ho confusi per nazisti. Guardie-automi si muovono secondo schemi segreti e improvvisamente si fermano componendo tableaux vivants caravaggeschi che rievocano le videoinstallazioni di Bill Viola. Ombre immense si muovono come se il palco fosse dietro un’enorme ventola e noi spiassimo un sottosuolo terribile e disumano. Una “Metropolis” violenta e buia con al centro una enigmatica Herzmaschine che inaspettatamente sputerà acqua e musica d’organo. Azioni incomprensibili che associo a Hieronymus Bosch, frinire di grilli delle mie sere d’estate, scene bibliche e Samuel Beckett.

Prima di leggere di responsabilità individuale e collettiva, di rapporto con la legge, di uomini anonimi e ignari diretti da ordini inudibili impartiti attraverso auricolari, mi sono immaginata la mia storia (il mio Bros) distopica e perturbante.

Non ci ho capito nulla, ma mi è piaciuto.

Diletta Toniolo

Lo spettacolo è in scena fino al 14 novembre

http://www.triennale.org

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