Quando le canzoncine natalizie cominciano a farsi troppo insistenti e le lucine in città cominciano ad accendersi e spegnersi a ritmi sempre più sincopati, sento che è venuto anche quest’anno il momento giusto per tirar giù un libro dallo scaffale. La copertina rosso geranio o bacca d’agrifoglio mette allegria, ma è soltanto la punta di un iceberg di divertimento allo stato puro. Dentro, nel libro, si nasconde un antidoto sicuro e piacevolissimo a qualunque intossicazione festiva. È un po’ come far finta di essere ammalati per poter prendere quel delizioso sciroppo per la tosse.
L’allergia collettiva per lo spoiler impedisce di parlare del contenuto, ma per una volta è meglio così, perché la vicenda del primo racconto inizia come una sbrigativa storia d’amore, prosegue come uno studio di costumi e si trasforma in una delle screwball comedies più indiavolate.
Per capire quanto si adatti questa definizione al racconto I fatti (primo del dittico Il Natale dei vecchi, Nuova Editrice Berti, Parma, 2016), bisogna riflettere sul suo significato: “commedia svitata” o “a effetto”, con un termine derivato dal gergo del baseball, che indica la “palla girata a vite”, quindi un tiro imprevedibile perché irregolare. Nell’inglese britannico, inoltre, la parola screwy definisce in modo ironico chi ha l’abitudine di alzare il gomito.
La definizione di screwball comedy suggerisce due cose molto importanti su questo racconto: ha a che fare con le bevute abbondanti ed è stato scritto da uno che di sport si intendeva molto, cioè Ring Lardner, che per tutta la vita non volle definirsi “scrittore” ma semplice “cronista”.
Eppure fu tra gli autori preferiti da un esimio personaggio letterario, ma non solo. Fu anche apprezzato da una delle scrittrici fra le più raffinate ed esigenti. A chi corrispondono questi due nomi celeberrimi? Ring Lardner è stato ammirato da una inimmaginabile, improbabilissima coppia, esempio supremo di eterogeneità: Holden Caulfield e Virginia Woolf, nientemeno.
Lui, il protagonista del Giovane Holden, dice di avere due scrittori prediletti, suo fratello D.B e Ring Lardner. Se Caulfield è spesso sardonico (ma Salinger teneva davvero in grande considerazione Lardner), la Woolf è serissima e dedica all’autore di questo Natale dei vecchi un brano importante nel suo saggio American Fiction, del 1925. E dimostra di non essere quella saggista troppo snob, troppo elitaria, troppo sofisticata che alcuni credono sia, sbagliando.
Selettiva lo era, eccome, ma lei non sbagliava mai. E dedica una grande, meritata, pertinente attenzione a un autore che scriveva volentieri di sport o di altre cose che le erano estranee. Lo ritiene un vero scrittore, dotato di vero talento, e siccome possiede uno squisito senso dell’umorismo, secondo me si divertiva moltissimo leggendo Ring Lardner.
Quando l’ho letto la prima volta non sapevo assolutamente chi fosse, l’ho scelto solo per la copertina, per il titolo e forse grazie a quella fortuna che prima o poi fa incontrare gli autori speciali che ci vengono incontro, fra i tanti, come facce di sconosciuti nella folla di una metropolitana sotto Natale, e che poi ameremo perdutamente.
Dopo le risate incontenibili provocate dal primo racconto, vengono quelle suscitate dal secondo, che dà il titolo al dittico, un pochino più amare. Quando anche quelle saranno finite, non resta che correre a cercare Prima di sposarti ero molto più in forma (Mattioli 1885, Fidenza, 2012, a cura di Cecilia Mutti). Giusto per ridere un po’ anche di un’altra, fatidica istituzione, che può essere foriera di calamità ancora peggiori di quelle natalizie: il matrimonio
Seymour Glass