Antonio Ligabue l’ho conosciuto da piccola nel 1977, alla TV davano uno sceneggiato con Flavio Bucci che impersonava lo strambo personaggio. Il mio primo artista. Con tanto Genio e tanta Sregolatezza. Mi colpirono la sua bella e brutta faccia, i suoi animali, i suoni sconnessi che emetteva. La mostra al Castello Visconteo di Pavia dedicata ad Antonio Ligabue ricompone e ravviva quel mio antico ricordo. I suoi animali fantastici, le scene dell’aia, i molti autoritratti delineano l’ignorante genialità del pittore di Gualtieri, che attraverso lo studio e l’osservazione meticolosa del reale ridefinisce la poesia e si proclama autore di grande spessore artistico. La definizione superficiale di “pittore naif” non corrisponde alla bellezza della sua pennellata, alla immaginifica spatolata di colore che riempie lo spazio con tutta la sua passione. La sua storia personale, ricoverato più volte in manicomio, si intreccia con la sua poetica e con la sua voglia di esserci ed essere guardato. Significativo il confronto tra le opere fatte su commissione (alcune quasi brutte) e le opere fatte solo per sua necessità artistica. Meraviglioso il filmato d’epoca che lo riprende sulla sua motocicletta, con alle spalle la sua ultima opera in giro per i paesi della Bassa. Bello l’allestimento alle Scuderie del Castello che la rendono una piccola ma preziosa esposizione.
ANTONIO LIGABUE
Pavia, Scuderie del Castello Visconteo
fino al 18 giugno
Anna Chisari