Adrian Paci a Sant’Eustorgio: migrazione come esperienza di vita


L’arte contemporanea entra nel complesso museale di Sant’Eustorgio a Milano. Il primo appuntamento, fino al 25 giugno, è con The Guardians di Adrian Paci. La mostra, a cura di Gabi Scardi, racchiude un corpus di opere dal 2001 ad oggi, con tre inediti, collocati tra affreschi rinascimentali del Foppa, oggetti devozionali e arredi sacri. Da sempre interessato a sondare i territori delle identità fragili, vulnerabili, Adrian Paci racconta – attraverso video, fotografie, sculture e mosaici – la migrazione come esperienza di vita; la ricerca di un altrove umano e geografico, dove l’identità si costruisce nello scambio. Narra le potenzialità e trasformazioni dell’individuo in transito che, nel passaggio da un contesto all’altro, mette in discussione se stesso, il luogo d’origine e quello in cui è diretto, aprendosi a nuove prospettive. Il percorso non procede cronologicamente ma per affinità, anche emozionali, tra le opere e lo spazio, saturo di memoria storica e artistica. Attivando, in alcuni casi, una complessità di relazioni e risonanze che diventano palpabili nel sotterraneo Cimitero Paleocristiano. Qui evoca, con segni visivi sottili, delicati e potenti, storie di resistenza durante la dittatura di Enver Hoxha che per cinquant’anni chiuse l’Albania al resto del mondo, vietando ogni libertà. Gli scatti dei graffiti incisi da prigionieri politici, nelle celle di un antico monastero francescano trasformate in prigioni, testimoniano l’universale necessità dell’uomo di esprimersi, lasciare traccia, Malgrado tutto. Mentre il video The Guardians è metafora di vitalità e oppressione, infanzia e morte. Girato in un cimitero cattolico, abbandonato e dismesso dal regime; a partire dagli anni Novanta è affidato alle cure dei bambini del quartiere. La quiete delle prime sequenze è interrotta dalla loro energia ed entusiasmo nel lustrare le tombe, trasfigurando completamente il luogo. Accanto ai ritratti settecenteschi del Museo Diocesano, si sviluppa il racconto per silenzi di Rasha, donna palestinese, giunta dalla Siria in Italia grazie ai corridoi umanitari. Protagonista del video sono le espressioni involontarie del suo viso, denso di vissuto, dolore, memoria, timidezza, che emergono mentre ascolta l’interprete tradurre un segmento del suo racconto. Un linguaggio capace di comunicare oltre le parole. La voce in arabo della donna, scorre in sottofondo, come se Rasha ascoltasse se stessa, rendendola protagonista, narratrice e testimone della storia. Cibo, musica, una festa improvvisata, un’orchestra italiana che suona melodie albanesi, diventano momenti di incontro tra culture, memorie, vissuti differenti, nel video My song in your kitchen, realizzato a Milano, in un centro per richiedenti asilo. Ma, dopo l’irruzione della sarabanda musicale, il luogo ritorna a risuonare di attese, speranze e silenzi. Se l’enigmatica immobilità è al centro del dittico fotografico The Line, dove una fila di immigrati aspetta un aereo che nessuna sa se arriverà mai; nella serie The Encounter, l’artista sul sagrato di una chiesa barocca in Sicilia, attraverso la stretta di mani, annulla le distanze dall’Altro, condivide esperienze, celebra un gesto semplice, intimo, consueto, che reca in sé tracce di memorie ancestrali e rituali. Nella Sacrestia Monumentale, la scultura autoritratto dell’artista che avanza con un tetto legato alle spalle, rovesciato come fossero ali, è poetica immagine della migrazione col suo carico di radici, memorie, identità e appartenenza, da portare con sé. Home to go rivela, sin nel gioco di parole del titolo, il paradosso dell’idea di movimento collegata all’abitare, il cui senso è tradizionalmente di stabilità. L’importanza di offrire nuove chiavi di lettura, attraverso stratificazioni di tracce e senso, di superfici e materiali, si compone nel mosaico Brothers. Servendosi di una tecnica antica, decontestualizza e cristallizza un momento di interazione tra due fratelli, tratto dal frame di un filmato d’archivio di un matrimonio in Albania. Sempre nella Cappella Portinari, il video-ritratto Klodi narra l’interminabile peripezia di un giovane uomo da un confine all’altro, alla ricerca di un luogo che possa offrirgli una vita dignitosa. Un corpo a corpo con la fortuna, drammatico e paradossale, cui il profugo non si rassegna. La speranza sembra affievolirsi con il procedere del racconto, entro una condizione di instabilità, dislocazione e sradicamento permanente, di cui non conosciamo l’esito.Con uno sguardo delicato ed empatico, la ricerca di Adrian Paci dà forma ad un universo denso di significati, mai univoci, capace di fondere reale e metaforico, personale e universale, senza mai perdere il senso di umanità, la dimensione intima, anche biografica, delle storie narrate, portando in superficie nuove prospettive, complessità, ragionamenti.

Francesca Caputo 

Adrian Paci. The Guardians

28 marzo – 25 giugno 2017

Complesso Museale “Chiostri di Sant’Eustorgio”, Milano

Piazza Sant’Eustorgio 3

info.biglietteria@museodiocesano.it

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