Cronaca di uno spettacolo che non ho visto al Teatro I!


Amo il teatro. Vado spesso. Non vi racconto perché mi piace tanto. I motivi sono inspiegabili e spiegabilissimi con molte frasi e molto tempo. Ne scriverò un’altra volta. Vi racconto una piccola storia che mi ha resa felice e mi ha fatto pensare. Ieri sera avrei dovuto assistere assieme a degli amici e a mia moglie allo spettacolo “Nella solitudine dei campi di cotone” al Teatro I di Milano.

Il testo è un capolavoro di Bernard-Marie Koltès, il drammaturgo francese che ha rivoluzionato la scrittura teatrale, morto giovane nel 1989. Ero eccitata ieri mattina, avevo proprio voglia di gustarmi la pièce. “Nella solitudine dei campi di cotone” era stato uno dei primi spettacoli visti appena arrivata a Milano. Quella visione era stata una bomba per me, non conoscevo Koltès, mi aveva colpita la profondità delle parole, l’utilizzo inusuale del palcoscenico, la forza del fatto-nonfatto. Tutto perfetto, dunque, i posti erano buoni e gli amici molto simpatici. Ma taac in mattinata mi blocco e mi alletto con un colpo della strega feroce e irriducibile. Con dolore fisico e nel cuore comunico al mondo, la mia unita e i miei amici, che stasera l’unica messa in scena sono i miei ululati e la mia disperazione. Moglie e amici decidono che non andranno neanche loro. “Senza di te non ci piace andare”. I soldi del biglietto Amen, è un piccolo contributo al TEATRO. Spiaccicata sul mio letto, arrabbiata e annoiata con la schiena e l’aria odorosa di “Artiglio del diavolo” e “Arnica” avvolta in un multistrato di coperte e piumoni alle 20.58 ricevo una telefonata da un numero sconosciuto: “Anna Chisari?, è il Teatro I la stiamo aspettando, mancano pochi minuti allo spettacolo e non vogliamo cominciare senza di voi.” Imbarazzata e confusa spiego la situazione. Chiudo il telefono ed esclamo “Ma che bello!” Ho pensato, questa è attenzione. Questa è cura. Non sono solo un cliente. Sono una spettratrice che che viene attesa. Sono una persona. Non sono nella solitudine dei campi di cotone.

Anna Chisari

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