Adoro le orchidee. Le orchidee hanno preso il mio cuore e anche i miei sensi, invadendo la mia casa e il mio bagno. Una colonia colorata e sensuale, esigente e generosa a cui penso e a cui desidero dedicare del tempo. Non ci sono motivi per questa passione è nata per caso, ho comprato la prima pianta all’Ikea 3 euro e 99. E dopo la prima fioritura la piccola svedese che faceva di nome Phalaenopsis, ho scoperto dopo che si chiamava così, ne ha fatta un’altra. Il turgido stelo che cresceva a visto d’occhio con il tenero bocciolo verde e panciuto mi hanno rapito, quando poi è sbocciato il primo fiore regale, elegante e bellissimo l’amore è scoppiato senza più freni. Ed è stato il diluvio. Ne ho comprate e comprate e ne compro ancora. E ne voglio sempre. Le conosco tutte, di ognuna so il colore, le delicatezze e le forze. E quando è il momento della nascita, aspetto e accarezzo le foglie verdi e carnose, solletico le radici aeree, mi aggiro attorno a loro controllando ogni loro sviluppo. Quando il fiore si apre mostrando la sua essenza ibrida e misteriosa, la sua grazia e la sua energia, il suo impercettibile e delicato profumo quello che sento e gioia pura. Il momento del bagnetto, poi, è un rito, è un momento intimo e dolce di conoscenza reciproca, la vasca da bagno riempita di acqua tiepidina con le piccole immerse che bevono e si nutrono mi rende orgogliosa come una mamma soddisfatta della propria prole. Non c’è un motivo per tutto ciò e come dice Rex Todhunter Stout lo scrittore statunitense papà di Archie Goodwin e Nero Wolfe.
Nella vita tutto, tranne la coltura delle orchidee, deve avere uno scopo.
Ed è esattamente così per me la coltivazione delle orchidee, è godimento allo stato puro, non ho obiettivi se non la loro salute. Tra me e loro un rapporto assolutamente alla pari, io le curo e loro vivono e mi circondano di bellezza.
Certo, per coltivarle ho un po’ studicchiato e ho cercato di sapere qualcosa sulle mie amate.
Tanto per capirci esistono tantissime varietà di orchidee, gli esperti dicono che se parliamo di genere ce ne sono più di 750 tipi, se poi parliamo di specie si raggiungono quasi le 20mila. In Italia abbiamo circa 85 specie che crescono spontanee, alcune vicino alle montagne altre sulle coste.









MITI E LEGGENDE
Per gli antichi Greci la prima Orchidea nacque dalla metamorfosi di Orchis, giovane bellissimo e assai focoso, figlio di una Ninfa e di un Satiro, punito e dato in pasto a belve feroci per aver osato insidiare una sacerdotessa del dio Dioniso. Dai resti di Orchis gli dei dell’Olimpo, impietositi, fecero spuntare una pianta esile e modesta, antitesi del suo corpo esuberante, ma che nelle radici conservava il ricordo delle parti anatomiche maschili che erano state la causa della sua fine (orchis in greco significa “testicolo”).
A partire da questo mito sono nate numerose leggende e credenze popolari che attribuivano alle Orchidee poteri principalmente afrodisiaci e curativi della sterilità femminile.
Già Teofrasto, filosofo greco allievo di Platone e Aristotele, nella sua opera “Historia plantarum” riporta, oltre alla prima citazione del nome Orchis riferito a una pianta, anche le prime testimonianze sull’uso medicale dei “bulbi”, come venivano chiamati i tuberi rotondeggianti: quello più grande, se preso con latte di capra, favorisce l’attività sessuale, mentre quello più piccolo, viceversa, la inibisce.
Dioscoride, medico greco vissuto a Roma nel I° sec. d.C.,nella sua opera “ De Materia Medica ” descrive 5 specie di Orchidee utili alla farmacopea e aggiunge a quanto già precisato da Teofrasto che se un uomo si ciba del “bulbo”grosso genererà un maschio; se invece una donna utilizza quello piccolo, genererà una femmina. Dice anche che i“bulbi” del Satyrium, altra specie di Orchidea così chiamata perché ritenuta cibo dei Satiri, se ingeriti col vino rosso sono altamente afrodisiaci.
Come per gli Antichi, anche nel Medioevo, in base alla “teoria della segnatura” secondo la quale le piante indicano con la loro forma le proprietà terapeutiche da esse possedute, le Orchidee, chiamate volgarmente “coglione di cane”, “testicolo di volpe” o “triplo testicolo” venivano ampiamente richieste nella composizione di bevande e cibi afrodisiaci, filtri di giovinezza ed elisir d’amore. Ancora oggi, in Oriente, viene commercializzato come energetico e ricostituente generale il Salep, una farina ottenuta dalla macinazione di tuberi essiccati di diverse Orchidee.


Le Orchidee a tuberi digitati, chiamate attualmente Dactylorhiza, Gymnadenia e Nigritella e, in origine, “Palma Christi” sono legate ad altre leggende. Una di queste narra di un monaco che, appropriatosi di un braccio di una statua miracolosa di Gesù Bambino, lo seppellì, prima di perdersi vagando, in preda a sensi di colpa, tra le montagne, dove trovò la morte. L’anno seguente spuntò una piantina che riportava nella radice la forma della mano di un bambino. Anche Cypripedium calceolus, la popolare “Scarpetta di Venere”, successivamente cristianizzata in “Pianella della Madonna”, è legata a una leggenda: un preziosissimo calzare ricamato d’oro, perso dalla dea Afrodite (Venere per i Romani) durante una tempesta, venne ritrovato da un comune mortale ma, prima di essere toccato e quindi profanato, si trasformò in una pianta il cui fiore aveva la stessa sua forma e lo stesso dorato colore.
Infine, se da un lato troviamo l’Orchidea nei testi di magia e stregoneria come ingrediente in diverse pozioni assieme ad ambra grigia, miele, muschio, testicoli di gallo, code di
lucertole e mandragora, dall’altro la sua stupefacente bellezza ha evocato il simbolo dell’armonia e dell’estrema perfezione spirituale.
Un’altra leggenda è legata alla varietà Cattleya, considerata la regina delle orchidee.Secondo i racconti, Mr Cattley era un oscuro fioraio importatore di piante che operava nella Londra vittoriana. Alla corte della regina Vittoria si faceva grande sfoggio di orchidee anche se in Europa non si sapeva proprio come coltivarle. Usualmente veniva armato un bastimento che partendo dall’Inghilterra andava in Brasile, la ciurma scendeva a terra e cercava le piante di orchidee, dopo averle trovate le estirpavano e le caricavano sulla nave. Arrivate in Inghilterra le piante vivevano quanto bastava per fiorire e poi miseramente morivano. I fiori erano venduti a carissimo prezzo e le piante erano normalmente bruciate. Accadde che qualcuno, conoscendo l’attività di fioraio di Mr. Cattley, gli regalasse un carico di piante destinate a morte certa e Mr Cattley le stivò in un suo locale di Soho, un quartiere umido, con stradine strette e poco areate; miracolosamente l’anno successivo le piante fiorirono, Cattley vendette i fiori e fece un sacco di soldi. o stesso accadde anche l’anno successivo. La notizia ebbe clamore nel mondo della botanica e i più eminenti studiosi fecero visita a Cattley e studiarono i suoi metodi di coltivazione, non riuscendo però a capire nulla sulle reali ragioni del suo successo. Cattley, diventato un famoso imprenditore e non riuscendo più a tenere nel suo “sottoscala di Soho” tutte quelle piante, fece costruire delle bellissime serre fuori Londra e vi trasferì tutte le sue piante, fece anche ridipingere il locale di Soho con l’intento di usarlo come punto vendita. Purtroppo, tutte le piante morirono, Mr Cattley che si era indebitato per costruire le serre, sopraffatto dalla sfortuna si suicidò.
Ecco queste alcune delle storie che circolano attorno alla nascita delle belle ragazze occhiute e maliziose.
Ma non è finita qui il fiore degli Dei ha attraversato la storia, la letteratura, il cinema.
L’orchidea è stata amata da Marcel Proust che ne ha esaltato il valore simbolico di fiore non binario e lo ha sfoggiato all’occhiello sul suo bavero. Prima di Proust, Maupassant aveva definito le orchidee “esseri prodigiosi, inverosimili, figlie della terra sacra, dell’aria impalpabile e della calda luce”. Grottesche e multiformi, invece, le aveva definite Gabriele d’Annunzio che le aveva considerate diaboliche, così come Sylvia Plath, anni dopo, avrebbe usato aggettivi analoghi ‟mostruoso”, ‟diabolico”.



Sono tutti noir il film che portano il titolo delle mie delizie ricordo Sette orchidee macchiate di rosso del 72 di Umberto Lenzi; Orchidea bionda nel 49 con Marilyn Monroe all’esordio da protagonista, Orchidea nera nel 59 con Sophia Loren e Anthony Quinn. Un’orchidea rosso sangue del75 con un cast femminile straordinario, Orchidea selvaggia nelle due versioni del 90 e del 91.
Insomma, stiamo parlando di vere protagoniste, sicuramente non indifferenti al mondo con la loro avvenenza e la loro superbia.
Finisco questa passeggiata tra i miei fiori preferiti con i versi di chi le ha amate
Per chi serba il cuore di un’Orchidea –
Le paludi sono rosa a giugno. (Emily Dickinson)
Da tanto avevo sentito parlare di un’Orchidea prima di trovarne una, quando ero bambina, ma il primo contatto con lo stelo è vivido ora, come lo Stagno che l’aveva prodotta.
(Emily Dickinson)
Ieri colsi un’orchidea per mettermela all’occhiello; era una mirabile cosa, tutta macchiata, efficace come i sette peccati mortali
(Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray)
La farfalla bagna
le ali, nel profumo
dell’orchidea.
(Ian Fleming)
Quando due amici si comprendono completamente le parole sono soavi e forti come profumo di orchidee.
(Confucio)
L’orchidea e il suo spirito
nutre l’occhio
nell’eco di mezzo dì
e si trasforma in domanda,
la cui risposta sazia
i commensali del tempo perduto.
(Vincenzo Iannarilli)
PER COLTIVARLA
Temperatura e luce
Le migliori condizioni sono una temperatura minima notturna di 16°C e una temperatura massima diurna di 24°C. La temperatura diurna ideale è tra i 20°C e 22°C. L’orchidea ha bisogno di tanta luce ma non tollera la luce diretta del sole, sicuramente non nei mesi estivi. Una collocazione ideale è su un davanzale rivolto verso (nord) est o (sud)ovest. Se le foglie ingialliscono può essere il segnale di troppa luce solare diretta. La caduta di fiori o di foglie verde scuro potrebbe indicare una possibile carenza di luce.
Acqua e umidità
Non annaffiare il cuore della pianta ma solo la terra del vaso. È preferibile annaffiare all’inizio della giornata e anzi, la cosa migliore sarebbe immergere il vaso per 5-10 minuti in un secchio pieno d’acqua. In questo modo la sua orchidea sta bene per sette giorni senza acqua. Nel loro ambiente naturale le orchidee godono di un alto grado di umidità. Se si vuole quindi coltivare o moltiplicare la pianta, questo avviene meglio in luoghi umidi, come una cucina, bagno o serra.
Terriccio e concime
È importante che il terriccio sia ben areato in modo da offrire un drenaggio umido. L’ideale è quindi il terriccio speciale per orchidee che si trova in quasi tutti i centri di giardinaggio. Preferibilmente non si usi il normale terriccio da vaso. Inoltre, siccome in questo terriccio areato per orchidee si trovano poche sostanze nutritive, è meglio concimare attraverso l’acqua di irrigazione con lo speciale concime per orchidee in vendita. La concimazione è necessaria nei mesi da marzo ad ottobre, circa per due volte al mese.
Verso la fioritura
Una volta che l’orchidea è sfiorita la si può far fiorire di nuovo. Per fare ciò occorre tagliare il ramo al di sopra del secondo nodo, ovvero il punto di ispessimento del ramo cominciando a contare dal basso. Se la pianta sviluppa radici aeree che crescono fuori dal vaso questo è un segno di benessere della pianta, che sta bene così. Non serve quindi rinfilare le radici nel vaso, anzi, questo rischia di danneggiarle, basta lasciarle stare come sono.

Anna Chisari