La sala piena e mascherata del Teatro Menotti di Milano ride, segue attenta, si incupisce e poi applaude forte alle “Taddrarite” (pipistrelli) di Luana Rondinelli. Tre sedie, tre sorelle e una bara. Questo basta a parlare di violenza domestica fisica e psicologica, della delusione dell’amore, del dolore e dell’impossibilità di gridarlo, dei giorni passati a schivare schiaffi e calci. Tre sorelle e una notte con il morto per raccontare una società ipocrita e assordante che tappa la bocca a chi vuole gridare, che inchioda al proprio stato, che spezza il coraggio e la volontà. Tre sorelle e una notte con il morto per fotograre gli uomini che non vedono le donne, che le violentano nel corpo e nell’anima a cui non lasciano che il buio. Due bravissime attrici Donatella Finocchiaro, Claudia Potenza e la stessa regista Luana Rondinelli che con un cambio di luci cambiamo registro dal drammatico al comico, dalla disperazione all’ironia, come nella vita, come nei matrimoni, come quando si veglia un morto, come quando solo tra sorelle si può essere intime e oneste. Taddrarite non si nasce. Le Taddrarite odiano il buio, le Taddrarite odiano il silenzio, le Taddrarite aspirano alla luce e adorano aprire le finestre! Uscendo ho chiesto ad alcuni spettatori se avessero capito tutto, lo spettacolo è in un bel siciliano impastato d’italiano, alcuni mi hanno risposto che non avevano capito le parole ma che il senso era chiarissimo e che erano stati trasportati dalle attrici dentro la stanza con la bara, nelle loro vite e nel loro mondo.


Anna Chisari