Qualcuno mi ha definita ghost press office di Prada, perché dall’apertura della sua nuova sede milanese nel 2015, non smetto di parlarne e di elogiarla (in realtà già l’avevo nel cuore e la nuova sede ha rinfocolato l’entusiasmo). Ma l’ufficio stampa la Fondazione ce l’ha ed è ottimo, comunica puntualmente e con abbondanza di informazioni, in linea con la ricchezza delle proposte espositive.
E non posso smettere di apprezzarla viste le ricorrenti e interessanti proposte culturali, non ultima l’apertura dell’Osservatorio, spazio dedicato alla fotografia e ai linguaggi visivi.
Inaugurano stasera, 8 febbraio, due nuove mostre: Infection di Pamela Rosenkranz e Extinct in the Wild di Michael Wang.
Secondo capitolo di un progetto espositivo (Slight Agitation) composto da quattro commissioni site-specific all’interno della Cisterna la prima e un progetto artistico-curatoriale negli spazi della galleria Nord la seconda.

L’installazione della svizzera Rosenkranz è un’enorme montagna di sabbia che occupa interamente una delle ampie sale della cisterna. Il materiale granulare emana una fragranza ottenuta da feromoni di gatto ricreati in laboratorio. Una intensa luce verde RGB illumina dall’alto la grande massa alterata chimicamente e ne provoca una lenta evaporazione odorosa. Il lavoro coinvolge l’osservatore a più livelli, sollecitando esperienze sensoriali e invitando a sguardi plurimi – dai lati, dall’alto – per cercare di abbracciare l’opera. Spazio, corpo, interazione, percezione, movimento ed esplorazione sono gli elementi in gioco non solo in questo secondo capitolo di Slight Agitation, ma anche nel precedente lavoro di Tobias Putrih e dei prossimi interventi commissionati alla brasiliana Laura Lima e al collettivo austriaco Gelitin. Il nome del progetto richiama la formula poetica “une légère agitation” con cui lo storico francese Fernand Braudel ha descritto in una sua opera la marea del Mediterraneo. Così, per leggere successive agitazioni si sviluppa il tema del progetto: il coinvolgimento dello spettatore nella sua dimensione fisica e corporea in relazione con l’opera d’arte e con lo spazio espositivo.
Nella galleria Nord, Michael Wang propone invece Extinct in the Wild, tre serre dove sono esposte varie specie di flora e fauna non più esistenti nella natura selvaggia, ma che sopravvivono coltivate o tenute in cattività. Ginko biloba, cicade blu, stramonio arboreo, salamandra acquatica del Messico, palma delle Hawaii, organismi che non si sono estinti, ma hanno cambiato habitat, si sono dislocati, per sopravvivere, nel mondo costruito dall’uomo. Completano l’esposizione 20 fotografie realizzate dal 2014 a oggi che ritraggono piante e animali e gli ambienti naturali originali in cui vivevano prima del forzato trasferimento.

A una prima lettura l’installazione dell’artista-curatore ci interroga sulla delicata questione ambientale, sulla sua tutela, sullo human footprint, ma riflettendoci apre un altro interessante spunto di dibattito, quello sul rapporto tra arte e curatela. Michael Wang è, infatti, artista e curatore, vincitore ex-aequo (con Evelyn Simons e Adnan Yldiz) nel 2014 di Curate Award, concorso internazionale per nuovi talenti nell’ambito della pratica curatoriale e l’apertura di prospettive inedite nella concezione di eventi espositivi.
Qual è oggi il ruolo del curatore? La curatela è un gesto artistico? L’artista può essere curatore? E, ancora, curatore è anche critico? Domande a cui altri più competenti di me sapranno rispondere e cui Michael ha dato una sua personale interpretazione affidando le cure degli organismi vegetali e animali al personale della Fondazione. Per Wang, la pratica curatoriale si concentra quindi sulla sua funzione originaria legata alle attività di custodia, sorveglianza e coltivazione, come indica l’etimologia stessa del termine. Chissà che ne pensa Obrist.
Diletta Toniolo
Slight Agitation 2/4: Pamela Rosenkranz
Infection
Cisterna
9 febbraio – 14 maggio 2017
Extinct in the Wild
galleria Nord
9 febbraio – 9 aprile 2017
Fondazione Prada
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