Le mille voci della memoria sono piccole storie in tanti diari, che messe insieme raccontano l’umanità viva. Dolori e felicità, fatiche e dubbi messe nere su bianco un po’ come personale terapia all’esistere, un po’ con il desiderio che restino a futura memoria.

Una memoria collettiva raccolta e preservata dal 1984 presso il Piccolo museo del diario voluto dall’Archivio Diaristico Nazionale a Pieve Santo Stefano in Toscana.
Un museo che parla di passato, ma lo fa in modo innovativo e coinvolgente grazie alla collaborazione con lo studio di progettazione multimediale dotdotdot che fonde l’architettura, l’allestimento, il design con l’interaction design e l’innovazione tecnologica.
Al suo interno filosofi, architetti, designer, ingegneri, informatici, grafici collaborano sullo stesso piano superando le separazioni disciplinari.

Dal 2013, dotdotdot ha “letteralmente” animato le stanze del museo, a partire dalla sala dedicata all’archivio, denominata Il fruscio degli altri: un omaggio alle sue anime, un vivaio di memorie (oltre 7000), confessioni, segreti nascosti in scaffali e cassetti pronti per essere svelati. Qui il visitatore, aprendo i cassetti che compongono la grande parete, vive un’esperienza di immersione visiva e sonora totale perché i diari bisbigliano, si parlano, generando un fruscio di vite e memorie di persone presenti o assenti.

Stuggente e straordinario il progetto La stanza del lenzuolo protagonista è il lenzuolo di Clelia Marchi, la contadina di Poggio Rusco che scrive la storia della sua vita su un lenzuolo del corredo intitolato Gnanca nà busia. Riga per riga racconta il lavoro nei campi e il grande amore per il suo Anteo: “Le lenzuola non le posso più consumare col marito e allora ho pensato di adoperarle per scrivere”. Le righe del lenzuolo numerate una a una per non perdere il filo leggendo. I dotdotdot hanno reinterpretato il racconto di Clelia selezionando gli oggetti più rappresentativi della vita dell’autrice. Gli zoccoli, il secchio, il rastrello, il macinacaffè, il fanale rotto di una macchina (che allude alla tragica scomparsa del marito), stampati in 3d presso il FabLab Opendot, che diventano parlanti e sussurrano segreti e aneddoti di Clelia Marchi. E poi c’è, L’alfabeto della memoria un contenitore colorato, una sintesi nomade con cui il Piccolo museo del diario si presenta lontano dalla sede permanente. Una nuova tecnologia trasportabile, interattiva e itinerante; una scatola-valigia che ripropone in dimensioni ridotte l’allestimento museale.
Non resta che visitarlo quindi questo piccolo museo di testimonianze autobiografiche. E lasciarsi trasportare dalle tante storie singole, che si elevano a memoria collettiva, senza mai perdere la dolcezza delle parole intime!
Diletta Toniolo
Piccolo museo del Diario
Piazza Plinio Pellegrini, 1 – Pieve Santo Stefano (Ar)
tel. +39 0575 797730
dotdotdot
via Tertulliano 70 – Milano
tel. +39 02 89055217
info@dotdotdot – http://www.dotdotdot.it
Quando l’archivio é opera d’arte
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