I racconti delle scale – 25 mq e una veranda


I Racconti delle scale sono le parole di un condominio. La narrazione degli abitanti di un palazzo semiperiferico, che si animano per descrivere la propria casa, la propria vita dentro la casa. Sono la casa e la vita che si mostrano come facce della stessa medaglia in un intreccio di corridoi e sospiri, di living e aspirazioni, camere da letto e amori finiti. Sono le voci di chi abita l’edificio o lo ha abitato, le voci delle abitazioni e dei loro spazi. I racconti si intitolano con il numero dei mq della casa e le scale sono le connessioni e le interdipendenze. Le case sono piccoli mondi dove tutto succede e tutto si compie,  espressioni profonde di chi ci vive e le pensa. Una casa sa del proprio inquilino più di quanto il mondo possa immaginare.  E’ una costruzione di 20 appartamenti con la portineria e un laboratorio trasformato in una piccola casa. I protagonisti si raccontano e si intrecciano, si incontrano, si scontrano, non si vedono. E’ un universo complesso e variegato di uomini e donne che soffrono, amano, vivono e gioiscono. Uomini e donne che occupano un luogo che li rappresenta, li rinchiude e a volte li uccide. Case come specchi e specchi come megafoni dell’IO. Sono racconti della lunghezza di una cartella che illuminano un momento, una tristezza, una gioia, un dolore, una vita, una morte. Da oggi, ogni mercoledì saranno pubblicati su rabdo.blog.

25 mq e una veranda

Lavo le scale di questo palazzo e abito in una piccola casa ricavata da un deposito di attrezzi in mezzo al cortile. Nel palazzo ci abitano delle mie amiche conoscevo già l’atmosfera, la padrona di casa è una mia cara amica. Pago tanto d’affitto in nero. Ma io ci sto bene! Non sono la custode, quello no, c’è Francesco. Ma è come se lo fossi. Tutti qui mi vogliono bene e si fidano di me. Mi danno le chiavi quando vanno in vacanza, bagno le piante e controllo che tutto sia a posto. La mia casa è fredda e umida d’inverno, calda e asfissiante d’estate. La veranda di lamiera dove c’ho la camera da letto d’estate diventa rovente, non si può respirare, un vero forno, c’è l’aria condizionata, non l’accendo non mi piace. Ma io ci sto bene. L’anno scorso avevo comprato un grande ombrellone per riparare la veranda dal sole, ma niente! Si bolle lo stesso. Quest’anno ho fatto costruire un piccolo bersò sul terrazzino su cui far arrampicare le piante, le piante sono ancora piccole e allora ci ho appoggiato l’ombrellone sopra, è caldo uguale. Ma io ci sto bene. Sono una golf, lavoro per un avvocato ricchissimo, che durante la quarantena mi ha lasciata a casa senza stipendio, voleva che firmassi una carta dove mi auto licenziavo, per fortuna alcune vicine mi hanno consigliato di non farlo. Ma io ci sto bene. Mi piace lavorare, a stare a casa con le mani ferme mi rompo i coglioni. Invece, la moglie del ginecologo dove lavoro, durante il coronavirus mi ha mandato un taxi che mi ha consegnato una busta con due stipendi. Sono bravissimi. E poi lavo le scale del palazzo, due volte a settimana. Le scale e il cortile ora che le lavo io sono splendenti e profumate. Mi piace che tutto sia in ordine. Ogni tanto faccio delle feste in cortile, invito tutto il palazzo e gli amici del bar, quelli del bar del Carlo, dove vado tre volte a settimana a fare l’aperitivo. Non si può sempre lavorare dico io, non c’ho niente, mi alzo al mattino alle 6, lavoro come un mulo tutto il giorno, ci vuole di distrarsi. Con gli amici del bar del Carlo bevo un po’. Ma io ci sto bene. Durante le feste metto in cortile i tavoli apparecchiati con le candele e tutto. Cucino e tutti mangiano e bevono, io bevo e non mangio, poi metto tante foto della serata su faisbù. Mi piace ballare e bere, alle mie feste si balla sempre, una vicina porta lo stereo e la musica e tutto il palazzo balla. Sono innamorata di Emi Uainaus e di Berri Vait. Salgo sulle sedie e ballo. Tutti mi ringraziano quando vanno via. C’è tutto da riordinare. Mille piatti da lavare. Ma io ci sto bene, sono stata sempre gentile con tutti. Ho due gatti Diamante e Lucilla sono i miei bambini, nella mia piccola casa ho messo le loro cucce e il loro albero per giocare. Quando torno a casa dal lavoro le chiamo a voce alta e loro arrivano a salutarmi. Non sto mai zitta quando sono a casa, parlo con tutti, parlo anche da sola. Le vicine dicono che mi sentono anche dal 5 piano, che il mio vocione le fa sconcentrare. Ma io ci sto bene. Le mie fidanzate mi hanno lasciata tutte. Ho avuto un grande amore, Tiziana, una ntellettuale, che leggeva i libri. Un giorno in spiaggia mi ha detto leggi Nicc è molto interessante e mi ha messo il libro in mano, dopo le prime tre parole mi sono addormentata, lei ci è un po’ rimasta male. Poi, una volta la mia fidanzata e le sue amiche hanno detto andiamo a teatro aspettando godò, io non sono andata andateci voi, io neanche lo conosco sto godò! Tiziana mi ha lasciata per un’altra. Ma io sempre la penso, certe volte la notte non dormo perché è caldissimo e allora penso a lei. E piango. Quest’estate non vado in vacanza, c’è troppo casino, in spiaggia con il plessiglass, non mi piace, le mie amiche mi hanno invitata, ma io resto qui. Forse, l’avvocato che mi ha ripresa a lavorare fa il trasloco in agosto. C’è caldo, ci sono le zanzare. Ma io ci sto bene. Vediamo quello che succede. Io non li capisco quelli del sud che non ci vogliono perché siamo infettati quelli del nord, ma io dico se non ci andiamo noi al mare al sud chi ci va? Io non sono razzista, però, quelli del nord paghiamo tante tasse per quelli del sud. Io sono nata in montagna, siamo abituati a lavorare, già a 12 anni ero in servizio, a 15 anni lavoravo nel grande albergo di Sen Moriz, dove veniva Alen Delon, Claudia Cardinale, e i cantanti. Tutti i martedì e i venerdì porto i bidoni della spazzatura fuori, conosco le regole dell’AMSA. Rimprovero i condomini, frugo nei loro sacchi, alcuni sbagliano la differenziata, scrivo un cartello che hanno sbagliato, lo attacco all’androne. Così lo vedono tutti.

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