Divoro, sempre, parecchi quodiani, pur sapendo cha la libertà di stampa in Italia rimane in una situazione assai critica. In ogni caso, non mi limito a “sfogliare” quelli italiani.
Se ne leggono di tutti i colori. Per di più sono sparite dalla carta stampata alcune tematiche che, prima dell’avvento del Coronavirus, comparivano, spesso con costanza, in prima pagina.
Del Coronavirus si narra tutto e il contrario di tutto. Con quale serietà? Mah. Personalmente, mi fido, a ragione, dell’amica, Elena Cattaneo – siamo coetanee, lei del 1962, io del 1963. Non la conoscete? Non vi posso credere. Per un primo “contatto”: http://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/Attsen/00030511.htm
Elena è da sempre in prima linea sul fronte delle ricerche scientifiche, e, ora, col suo team, si è, tra l’altro, accollata un compito, solo in apparenza semplice: in poche parole, si tratta di puntare con rigore sul progresso epistemico al fine di comprendere come contrastare il virus, di allontanare le false credenze per far emergere l’avvicinarci alla verità. Nessuna illusione o allucinazione, bensì molto metodo scientifico. Coraggio, Elena! La via giusta è quella per cui hai optato. Per più, mi auguro che tu riesca a innestare, senza inutili polemiche, il valore delle scienze in tutti quegli italiani e italiane (politici inclusi), per cui scienziati e scienziate seri/e vivrebbero su strani pianeti lontani dal nostro, chiarendo con fermezza a noi il valore delle scienze e delle ricerche, sempre sottofinanziate nel nostro paese.
Per comprendere appieno ciò, ci vorrà qualche tempo. Ma, infine, lo si comprenderà. Nel frattempo, il Coronavirus intacca in diversi modi la nostra “eccitazione” per sport e atleti/e.
Vi sono atleti/e umani/e altri/e meno.
Del tutto comprensibilmente umana, la valutazione di Serena Ortolani, due ori europei, un argento al mondiale, un ingente contratto con Saugella Monza. Ortolani decide con ogni risolutezza di non allenarsi più e abbandona il volley: “Ho condiviso l’idea di allenarmi nel pieno rispetto delle norme e di tutte le precauzioni prese e previste per questa eccezionale situazione. Non me la sono sentita, invece, di mantenere la stessa decisione e di continuare in questo momento e, quindi, ho richiesto alla società la risoluzione del contratto». Il medico Alessandra Marzani aggiunge: ”Serena mi ha comunicato la scelta di non allenarsi più. Io le ho offerto alcuni giorni liberi per stare in famiglia e riflettere, ma lei mi ha assicurato che non era un problema di tempo. Era spaventata».
Credo, ma posso errare, che Serena Ortolani non ha mai accennato alle Olimpiadi di Tokyo 2020, posticipate al prossimo anno.
Provare paura, desiderare una vita privata e dedicare risorse e tempo alla propria famiglia, nonché ad amici e amiche sono peculiarità umane.
Per quanto anche gli animali non umani ridano, in noi, animali umani, il fenomeno emotivo pare più complesso. Per esempio, riusciamo a prenderci in giro, sorridendo, per sdrammatizzare qualche situazione.
Rimanendo nel settore sportivo, e, in breve, altrimenti finisco con lo scrivere un volume, con autoironia sorridente (non capisco chi si scandalizza in proposito: ogni nostro singolo pensiero dovrebbe forse essere concentrato sul Coronavirus? Quale affanno, noia, dolore!) almeno due notevoli atleti hanno reagito allo stop su Tokyo (e, tuttavia, invidie e cattiverie si sono abbattute su di loro: perché mai?).
Alex Zanardi, il pluricampione nei Giochi Paralimpi dichiara: “Per me ogni mese può fare la differenza. Ero già matematicamente a Tokyo 2020, ora si rimette tutto in discussione. Ma chi se ne frega. Ho intenzione di farmi trovare pronto”.
Quanto all’indiscussa regina del nuoto, Fede Pellegrini, che non è esente affatto da paure (ha ammesso i suoi attacchi di panico – e io, che ne ho sofferto quotidianamente da giovane, conosco bene terrore e incomprensione in cui ci si ritrova; Fede, che a mia differenza non riesce a nuotare in mare, eppure io nei suoi confronti, anche da giovane, al pari di ora, adoro nuotare, e rimango una papera, nonostante agonismo e sacrifici a partire dai sei/sette anni), sdrammatizza così in un video:
Nicla Vassallo