Arene Estive


Al ricordo delle Arene Estive, che non hanno più quasi niente a che fare con le proiezioni all’aperto, peraltro benemerite, dei nostri tempi, è dedicata questa piccola rubrica.

Palau, Arena Effetto Notte

Amore, terra senza scampo

Una periferia senza scampo, una violenza senza scampo, un senso di straniamento, anch’esso senza scampo. Tutto tragicamente umano. Perché di umanità parla Dogman, liberamente tratto dal caso del canaro della Magliana, da cui Garrone ha preso inequivocabile spunto per la parte di cronaca, ma che scavalca la stessa per parlarci di umanità appunto: sozza, inguardabile, indigeribile umanità. Ha scelto i tipi più derelitti, l’ha ambientato in una comunità di emarginati in un luogo ai confini del mondo, in un’atmosfera sospesa tra il mare che non consola e il cemento che stringe.

Dogman è un uomo brutto, piccolo e solo. Lava i cani della gente del quartiere in un negozio fatiscente di un edificio popolare mezzo abbandonato punteggiato di poche attività: una sala giochi, un vendo-compro oro e una trattoriaccia di borgatari. Dogman ha una figlia che arriva accompagnata dal grido di Ammore lanciato dal toelettatore e sembra l’unica pausa di gentilezza in una vita cupa. Dogman ama i cani e sua figlia, per il resto sopravvive nella melma di una vita fatta di espedienti. Nel quartiere impazza Simone, un piccolo criminale brutale che sfrutta Dogman, la sua debolezza e la sua facile corruttibilità. E infatti Dogman non è un eroe, Dogman non è l’alter ego della bestia impersonata da Simone, Dogman non diventa cattivo per colpa di altri, Dogman, e noi con lui, è connivente. Cocainomane, spacciatore e pregiudicato, Dogman è il lato più garbato e più digeribile di una società perduta.

Garrone è magistrale nel rappresentare l’inquietudine, il turbamento intimo, l’irrequietezza provocata dal riconoscere avite emozioni di un ordine primigenio a cui nessuno di noi sfugge. Marcello Fonte è straordinario nel ruolo del canaro e quel suo grido Ammore si incide nella memoria con la potenza di un grido d’aiuto. Alla fine sono i cani a guardarci inorriditi e sconvolti, noi le bestie!

Diletta Toniolo

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