Pensavamo di essere i primi e i più attrezzati in materia di computer. Credevamo di aver sfondato i confini tra arte e progetto architettonico e di design per la prima volta.
D’altronde, noi siamo l’era digitale abitata da millennials che i computer conoscono sin dall’infanzia e viviamo quella società liquida (o gassosa) che tutto miscela.
La mostra del Moma, Thinking Machines: Art and Design in the Computer Age, 1959-1989, ci ricorda che altri, prima di noi, hanno sondato le nuove espressioni estetiche generate dalla macchina (analisi anticipata di qualche decennio da Walter Benjamin nel suo celebre saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica). Avanguardie di artisti, architetti e designer, già agli albori del computer nel secondo dopoguerra, ne hanno intuito e indagato le potenzialità. L’informatica l’hanno utilizzata come strumento per riconsiderare la produzione artistica indirizzandola in forme allora inedite: sculture cinetiche, disegni da plotter, animazioni e video installazioni. Hanno riconosciuto la capacità della tecnologia di riconfigurare le comunità umane e l’ambiente costruito.

John Cage e Lejaren Hiller, Waldemar Cordeiro, Charles Csuri, Richard Hamilton, Alison Knowles, Beryl Korot, Vera Molnár, Cedric Price e Stan VanDerBeek, insieme ai computer disegnati da Tamiko Thiel e a importanti aziende come IBM, Olivetti e Apple Computer ci dimostrano come già nel trentennio che va dal 1959 al 1989 le macchine pensanti abbiano trasformato l’arte, la vita quotidiana e i rapporti sociali.
Organizzata da Sean Anderson, Associate Curator del Department of Architecture and Design, e Giampaolo Bianconi, Curatorial Assistant del Department of Media and Performance Art, l’esposizione pesca dalla ricca e autorevole collezione del MoMa – già dagli anni Trenta il museo newyorkese indaga la confluenza tra arte, design e tecnologia – completandola con oggetti, disegni, opere selezionate ad hoc per un totale di più di 100 elementi multimediali e interdisciplinari. Da opere più celebri a inediti e sorprendenti film d’artista, da microchip e computer, a movimenti artistici (non manca un dovuto riferimento all’Arte programmata e cinetica), Thinking Machines mostra come una importante avanguardia creativa sia stata in grado di profetizzare gli attuali modelli di collaborazione artistico-tecnologica e di delineare scenari oggi quasi scontati. Così, per ricordarci che siamo sulle spalle di giganti ed è bene rendere omaggio a chi prima di noi ha capito che la macchina ci stava cambiando.
Thinking Machines: Art and Design in the Computer Age, 1959–1989
November 13, 2017–April 08, 2018
The Museum of Modern Art
11 West 53 Street
Floor Three, The Philip Johnson Galleries