Sono passati 25 anni da quando timorosa e molto incuriosita ho oltrepassato il cancello dell’ ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini. Una rassegna teatrale? In un manicomio? In una zona della città lontana e quasi irrangiungibile? Che robe strane e interessanti? Ma ci saranno i matti? Li faranno recitare? Sarà pericoloso? Erano mille le domande che mi giravano in testa quella sera di giugno di 25 anni fa. Oltre il cancello c’erano tante cose, c’erano gli alberi, c’erano le case, c’era la cucina e c’erano le lucciole. E poi c’erano le persone, persone con un idea in testa e un progetto. Uno spazio immenso dentro la città dove le storie dolorose, a volte diventavano poetiche, dove la follia si accompagnava alla tragedia. Il titolo del festival, poi, era pazzesco. Che genialata!
Da vicino nessuno è normale, adottato dall’ex Ospedale Psichiatrico di Trieste, che lo aveva scelto come slogan negli anni ’80 per il suo contenuto libertario e anti stigmatizzante, è la strofa di una canzone di Caetano Veloso. Quella frase, che campeggiava all’ingresso del festival, sanciva definitivamente la fine del ghetto, che si parlasse di persone con problemi di salute mentale, di stranieri, di rifugiati, di persone con disabilità o di giovani senza aspirazioni.
Era il 1997, il festival estivo Da vicino nessuno è normale è stato un incubatore di innovatività, ha invitato tutti noi a confrontarci con ciò che non vogliamo sapere, con quello che non vogliamo vedere. In tutti questi anni ho visto spettacoli teatrali bellissimi, diversi, che mi hano destabilizzato, mi hanno arricchita e che hanno spostato il mio pensiero e le mie idee. Artisti conosciuti, teatranti improvvisati, spettacoli inediti e grandi classici, il festival di anno in anno mi ha suggerito nuove riflessioni, bellezze nascoste, bruttezze irrecuperabili. Questi sono solo alcuni degli artisti e delle compagnie che ho visto: Marco Paolini, Ascanio Celestini, Marco Baliani, Federico Tiezzi, Sandro Lombardi, Socìetas Raffaello Sanzio, Teatro dell’Elfo, Teatro delle Albe, Oiseau Mouche, Antonio Viganò.
Quest’anno si parte il 7 giugno con lo spettacolo “Boccascena” di e con Antonio Attisani e César Brie, il viaggio nell’umano e nel teatrale di due vecchi attori che si incontrano per caso, si prosegue fino al 14 luglio con lo spettacolo di chiusura “The Mountain” della compagnia catalana Agrupación Señor Serrano. Una stagione con tanti appuntamenti di grande spessore e di bellissimo respiro, che festeggia degnamentele nozze d’argento di uno dei festival più rivoluzionari della città.
Anna Chisari
Programma e Informazioni su www.olinda.org