Rosso, arancione, giallo. Colori che non divertono!


Il Covid19 e la suddivisione delle regioni italiane in agglomerati colorati, a seconda dei parametri stabiliti dal CTS, mi hanno tolto il piacere del colore. E’ un Arlecchino che non diverte, che non salta, che non fa frizzi e non fa lazzi! Questi tre bei colori, hanno assunto per me, la sfumatura del pericolo, della paura, della separazione. Il rosso è, da sempre e per tanti, simbolo di passione, sangue, vitalità, forza, energia, azione, mentri in tempi pandemici è diventato la metafora della malattia, del contagio incontrollato, delle morti senza funerali, della scuola senza alunni. L’arancione che associamo al sole, alla creatività, all’armonia, all’espansione, durante il Covid è sinonimo di libertà semivigilate, di limiti alla circolazione tra paesi della stessa regione, di qualche alunno che impara in presenza, qualcun altro resta in DAD, bar solo d’asporto e pizze in delivery. Il giallo è la forza creatrice, la positività, la possibilità del pensiero e del fare, la luce e, invece, in tempi di Coronavirus è la folla che si riversa in centro, perché non sa dove andare, i negozi aperti e i camerini che ti stringono più dei pantaloni di una taglia superiore che non ti sta, con la mascherina incollata sulla faccia dal sudore e dal fondotinta che hai messo, perché un po’ è necessario sentirsi bella, è tutti al parco o in spiaggia senza nessun distanziamento, perché ognuno di noi ha diritto ad un pezzo di cielo.

Non so dirvi se la suddivisione in fasce di colore sia giusta o sbagliata, non ho alcun titolo per dirvi una cosa piuttosto che un’altra. So solo che i contagi sono circa a 15.000 al giorno, e i morti sono più o meno 500 al giorno da prima di Natale. So solo che l’aprire e chiudere è uno stillicidio per tutti noi, so solo che la piantina dell’Italia a mappa di leopardo è insopportabile per i nervi che cedono e che si accartociano su se stessi e si riversano con violenza sugli altri. So solo che le lotte tra i governatori delle regioni e il Ministro della Salute Pubblica portano alla disillusione, al non sentirsi protetti e ben curati, ci si sente in mano a personalismi e a egocentrismi con il pensiero rivolto alle elezioni da vincere. E’ tutto confuso e senza visione, il Commissario Arcuri che si occupa di tutto ciò che c’è da occuparsi in Italia; le primule di Boeri inutili e non funzionali, anche se come dice lo stesso architetto il “Bello” è necessario in ogni momento; i vaccini che arrivano non arrivano, sono efficaci non lo sono o lo sono fino a un certo punto; i colori che vanno e vengono senza che nessuno si preoccupi seriamente dei musei, dei teatri, dei cinema e di tutto ciò che fa Cultura; i politici che si inventano crisi, alleanze di partiti, dimissioni pilotate, elezioni su cui puntare per governare. Lo so, non è facile! Non lo è per nessuno. Ognuno di noi non sa più a cosa credere, a cosa pensare. I più spaventati e ligi alle regole siamo diventati topi di casa, i “me ne fotto” vivono come se non stesse accadendo nulla e sbandierano la mascherina sul gomito, i meno attrezzati si affidano a ogni Santo che passa in televisione o su facebook. Tutto ha il sapore di una tragedia, che un capocomico pazzo ha trasformato in farsa. Sarebbe bello arrivare al bianco, il bianco senza contagio, il bianco dove si può scrivere tutto, dove si può sperimentare un nuovo linguaggio. Il bianco per andare oltre questo arcobaleno finto, malato, tossico e cacofonico.

Anna Chisari

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