Questa casa è un deposito. Non è piccola, eppure non c’è un buco dove mettere uno spillo. Ogni stanza straborda di cose, ogni angolo è pieno di oggetti, ogni parete ha quadri quadrini quadretti foto specchi cartoline vecchie bambole impolverate cristalli Swarovski e al soffitto lucette multicolorate. Gli oggetti hanno invaso ogni cosa, si sono impossessati dei mobili, delle mensole, dei comodini, dei ripiani della cucina, sono potenti, hanno carisma, comandano a casa nostra. Tutto è in loro funzione, abiti, scarpe, documenti, piatti, bicchieri, computer, ipad, strofinacci, tovaglie da tavola, grattugie, vecchi frullatori, macinini da caffè degli inizi 900, candelabri di vetro soffiato, scaldaletto elettrico, minipimer, fruste a mano, pacchetti di sigarette usate, salvagenti gonfiabili si contendono lo spazio, si allungano e aumentano nel tempo. Ci viviamo in quattro, Io Gertrude, la mia compagna Angela, Lola il nostro jack russel di dodici anni, Ettore il bastardino che abbiamo salvato dieci anni fa da una brutta fine, sarebbe morto di fame dato che era stato abbandonato in una area di servizio dismessa, lontana da case o paesi. Potremmo vivere comodamente in questo trilocale, più cucinotto, più bagno, più balcone che gira attorno alla casa, ma Angela ha una vera passione per l’accumulo, niente, non butta mai niente. Negli armadi sono appesi vestiti e pantaloni che risalgono alla sua gioventù se non alla sua infanzia, in cucina pentole e padelle di ogni misura e materiale alcune mai usate o addirittura inutilizzabili per vecchiaia, nella credenza piatti e bicchieri impilati in ogni angolino, così stretti tra loro da non poterli usare le rare volte che viene qualcuno a trovarci, in corridoio armadi a muro, scarpiere, le poltrone di un vecchio cinema, due attaccapanni da dove sbucano giacche a vento, giubbotti estivi, maglie a righe, guinzagli dei cani, pettorine di partecipazione a una maratona, collari elisabettiani di quando Ettore e Lola sono stati operati. Persino in balcone Angela ha accumulato roba, ci sono due biciclette che non usiamo, un monopattino, tre armadi recuperati dall’ufficio contenenti duecento piante, piantate una sull’altro, un gelsomino gigantesco che prende tutta la parete, un albero di fico che allunga i suoi rami oltre la ringhiera. Abbiamo anche due cantine, una assegnataci regolarmente dal padrone di casa, l’altra occupata da Angela perché dice che non è di nessuno. Sono tutte strapiene, talmente piene che ormai non si possono aprire le porte, perciò anche Angela ha dimenticato cosa c’è dentro. Angela ama fare bricolage, continua a costruire armadi e librerie per riporre le cose e avere più spazio dice, con i suoi attrezzi sparpagliati, taglia, sega, inchioda, riempie ogni buco di viti, chiodi, brugoline, segatura e colla a caldo. È veramente molto brava, ha costruito cose ammirevoli, di cui è fiera e orgogliosa, mi ha anche costruito una spalliera per fare la ginnastica che abbiamo posizionato nel salotto che poi è anche il mio studio, dietro una poltrona rossa, di fianco a una libreria Billy, di lato alla cyclette che Angela ha voluto comprare per tenersi in forma, ma che non ha mai usato.

Nel suo enorme carrello degli attrezzi c’è tutto, trapani, avvitatori, seghetti circolari, raspe, lime, cacciaviti trifasici, viti di ogni misura, chiodi per legno, per muro, per ferro, Fisher per ogni pertugio e occasione. Angela fa i suoi lavoretti dopo il lavoro o durante i week end, è molto precisa, misura tutto con molta attenzione, segna misure e fa progetti su un grosso bloc notes, mentre l’ennesima sigaretta si spegne inconsumata nel posacenere o nell’angolo della sua bocca. Angela è brava ma anche molto lenta, i suoi lavori possono durare un’intera stagione, coprire tutto l’inverno e oltrepassare l’estate. Certi giorni il tavolo del tinello è talmente pieno delle sue cose che non riusciamo ad apparecchiare per mangiare e sul pavimento non c’è posto per le ciotole dei cani. Ettore e Lola si fanno largo con le loro zampe tra i fogli e le mensole appoggiate ai muri. Io sono di Francoforte e sono una regista, sono venuta in Italia perché mi sono innamorata di Angela, stiamo insieme da 15 anni, una volta al mese, prendo la mia macchina, prendo i miei cani, prendo le mie cose e vado in Austria dove ho una piccola casa tra i monti dove non c’è niente, un letto, un tavolo, una cucina e le finestre che guardano gli alberi.