Andy Warhol sarebbe stato contento della sistemazione della sua ultima opera. Sixty Last Suppers esposta in Sala Fontana al Museo del Novecento dal 24 marzo al 18 maggio è la moltiplicazione della bellezza a più strati. Il monumentale dipinto dialoga con il neon di Fontana, le guglie del Duomo, la geometria della piazza, il cielo e le nuvole. E nel perfetto spirito di Warhol, che amava mescolare sacro e profano, l’immagine di papà Francesco (in visita a Milano il 25 marzo) sulla facciata del Duomo, il fermento di uomini e mezzi indaffarati sul sagrato.
Trent’anni fa, nel 1987, il progetto di Andy Warhol dedicato all’Ultima Cena faceva il suo debutto a Milano. Nel 1984 il noto gallerista Alexandre Iolas ebbe l’idea di commissionare a Warhol una riflessione sul celebre Cenacolo di Leonardo che il grande Maestro rinascimentale aveva dipinto, tra il 1495 e il 1498, nel refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, su richiesta di Ludovico il Moro, signore della città. Quasi cinque secoli dopo, Iolas invitava Warhol a dialogare con uno dei più rinomati dipinti della storia dell’arte, organizzando poi nel 1987 al Palazzo delle Stelline la mostra inaugurale della serie con una selezione di opere. L’improvvisa e inaspettata morte dell’artista appena un mese dopo l’apertura a Milano trasformò la mostra, la cui inaugurazione alla presenza dell’artista aveva già attratto un’enorme attenzione, in un evento mediatico di massa.
L’opera Sixty Last Suppers è uno dei più grandi e complessi lavori di Warhol. Una sobria immagine in bianco e nero de L’Ultima Cena è ripetuta 60 volte in modo che, a distanza, la tela serigrafata appaia come un edificio modernista.
Museo del 900 Milano
via Marconi 1
Dal 24 marzo al 18 maggio
http://www.museodelnovecento.org
Anna Chisari