La cantata di Letizia Forever


Letizia parla e canta. E parla della sua vita, del suo amore, dei suoi desideri e dei sogni. E le canzoni dei “fabulosi anni 80” attraversano il tempo, segnano le vicende e raccontano i giorni di una ragazza semplice, di una donna sgrammaticata ma piena di poesia. Letizia è semplice ma non scema, Letizia è folle ma poetica, Letizia è ignorante ma intelligente .

‟Picchì, io, di mio, non la faccio troppo intelligente, la gente, intelligente di capire la storia mia, voglio dire, di capirla vera, ca la gente non è mai troppo intelligente, per me, intelligente di capire veramente le cose.”

La sua nascita è roccambolesca, la sua infanzia è dolce, la sua gioventù fiduciosa. Viola Valentina (quale il nome e quale il cognome?), Pupo, Franco Simone (stesso dilemma) sono la colonna sonora di un romanzo popolare, che man mano si arricchisce di una folla di amici e parenti chiamati per cognome e nome.

Letizia parla e canta e incontra “il marito del futuro” che le fa fare la fuitina e la porta in una Milano grande, fredda e soprattutto piena di “milanesi”. Letizia si trova e si perde in un dialogo intimo e personale con il pubblico realmente presente in platea o immaginato. Bravissimo il barbuto Salvatore Nocera a braccia nude, vestito di una “prendisole” che aggiusta sulle ginocchia continuamente e di ciabatte fucsia a grandi fiori, che rende irresistibile e attraente un monologo che dura 1 ora e mezza snocciolando una lingua bastarda, un siciliano sporco di italiano, sporco di milanese.

letizia-forever-di-rosario-palazzolo-associazione-flavio-beninati

Teatro Verdi, via Pastrengo 16, Milano

Fino all’ 11 febbraio

www.teatrodelburatto.it

Anna Chisari

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